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Letteratura – Memorabilia e collectibles

Letteratura – Memorabilia e collectibles

H-D Riders Handbooks
H-D Riders Handbooks
Ristampe molto ben fatte dei manuali originali per il pilota, come venivano e vengono forniti di fabbrica insieme a ogni Harley nuova.
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Cataloghi di accessori H-D Classic
Cataloghi di accessori H-D Classic
Così come al giorno d'oggi, anche nelle epoche delle classiche e vintage i pezzi d'accessorio non si trovavano elencati nei manuali dei componenti H-D. Per questo esistevano cataloghi a parte, dedicati agli accessori. Queste ristampe 1:1 di alta qualità sono quasi indistinguibili dai edizioni originali risultano preziosissime per i collezionisti, per gli appassionati e per effettuare restauri. Mostrano l'abbigliamento e tutti i pezzi d'accessorio offerti dalla Factory, dei quali spesso nemmeno si sospettava la provenienza.
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The Other End of the Road
The Other End of the Road
CILINDRATE E CHIARITA’ NELL’ARTICO
Al di sotto dei 40 gradi il mondo diventa improvvisamente del tutto trasparente e nitido e perfetto. L’unica cosa sfocata rimane il proprio respiro e le tracce delle esplosioni fuoriuscite dagli scarichi delle due Harley sulla Ice Road, che nei giorni più tiepidi scorre sotto il nome di Mackenzie River fin nella baia di Beaufort. Lassù, nei pressi di Tuktoyaktuk, Territori del Nord-Ovest, Canada, dove per i veicoli da strada finisce il continente americano, vale ormai un solo credo: “Don’t get stuck in Tuk!”
Le pagine che seguono rappresentano il tentativo di portare a casa qualcosa di ciò che vuol dire trovarsi con due Harley su una Ice Road. Sicuramente però non è pericoloso, nonostante ci possano essere dei furbastri che vogliano far intendere il contrario – basta un poco di preparazione, cautela e quel qualcosa chiamato intelligenza. In fondo non è che sia la prima spedizione fatta da W&W Cycles a cavallo dell’acciaio Milwaukee su strade che nessun altro definirebbe tali:
1995: THE MUD OF NO RETURN. La Panamericana fra Panama e Colombia. Il problema: un buco nel manto stradale. Non una buca ma un buco di svariate miglia: il Darien Gap. Il tentativo di superare questa interruzione da 110 km con i Panhead e Shovelhead affoga nella mostruosa fanghiglia della stagione delle piogge.
2005: EAT DUST. Pietrisco e tempesta, meglio nota come Ruta 40. Si va verso Ushuaia, Terra del Fuoco, verso la birra più a sud del mondo. Ed è proprio lì, fra un sorsetto e l’altro, che nasce la curiosità di come sarà l’altro capo di questa strada, lassù nel nord. Nessuno lo sapeva e quindi fu subito deciso: ci andiamo.
Detto, fatto, andati nel 2008, avuto freddo e ora stampato. Quindi, accendete il caminetto, agguantate la bibita e cominciate a leggere. E non dimenticate: a biker’s work is never done. Là fuori aspetta già un’altra strada.
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The Mud of no Return
The Mud of no Return
Per tutti gli Dei del fango primordiale – cosa spinge quattro uomini dotati di senno a sterzare i loro V-Twin proprio verso que l posto dove da decenni una miriade di mosquitos, guerriglieri scatenati, truci paramilitari, trafficanti di droga paranoici e indigeni della gi ungla disperati impediscono la costruzione di qualche miglio di strada a completamento della Panamericana? Per alcuni questa macchia bianca si chiama ‘Darien Gap’. I 4, che l’hanno sperimentata, la considerano la madre di tutte le strade, il fango del non ritorno. Loro hanno p rovato a colmare la lacuna in quella strada che dovrebbe collegare le due Americhe. E in sella a delle moto provenienti dal magico mondo dei trattori Milwaukee, modificati come si deve utilizzando pezzi presi dalle profondità degli scaffali W&W, la cavalcata ebbe inizio. E dopo solo qualc he posto di blocco della polizia, camion truccati, materassi d’albergo ridotti a cenci luridi, eserciti di scarafaggi, traversate di fiumi, temporali, birre panamensi e carburatori smontati con la forza bruta la cavalcata panamense terminava – nel fango. Del fango al di là di ogni capacità, d’immaginazione. Fango dal quale si può essere liberati solo da un fuoristrada Big Foot. Fango, del quale ancora oggi se ne con serva in modo elaborato un campione nella cassaforte climatizzata di W&W dedicata ai souvenir. Come monito al mondo che nessuna strada è altr ettanto impietosa quanto la madre di tutte le strade. La Panamericana.
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Eat Dust
Eat Dust
4 Uomini, 8 cilindri, 3000 miglia, nessuna pietà!
Chi era convinto che con l’operazione Panamericana (Darién/Panama 1996) fosse stato raggiunto il massimo di giri di follia biclindrica, ora deve mettere una marcia più alta:
Il piano
l 06 di gennaio 2004 alle ore 21:45 dell’Europa centrale, quattro simpaticoni emergono dagli oleosi abissi delle catacombe W&W con due Knucklehead a telaio rigido, una Panhead pure a telaio rigido (Panamericana-Proven) e una Evo Sportster, e partono per un viaggio di prova dei più impietosi:
Da Buenos Aires/Argentina a Ushuaia, sulla famosa Ruta 40, attraverso la Patagonia e il Cile, fino alla Terra del Fuoco, lì dove i pinguini danno la buonanotte alle balene... suona bene come gita? Beh, vediamo meglio allora: 3000 km di tostissimo asfalto – qualunque cosa significhi in Patagonia, e 2000 km di pista di ghiaia – e intendiamo ghia-ai-ai-ai-ia. Pianure piatte come tavole senza civilizzazione, montagne bizzarre e il vento che soffia più forte di una V-Rod strafatta di nitro.
Fedeli al nostro motto: “We ride what we sell”, i quattro Cavalieri Patagonici sono in sella su quanto di meglio c’è nei cataloghi W&W degli ultimi anni.
E rimane a casina il servizio accompagnamento 4x4 – non un tour per mollaccioni quindi.
Dormire?
Casomai, in tenda.
Mangiare?
Tutto quello che non resiste al Leatherman.
Bere?
La birra più meridionale del mondo.
Brindisi:
It‘s not the end of the world, but we can see it from here.
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¡Más Revoluciones!
¡Más Revoluciones!
¡QUE CUBA VIBRE! L’idea inebria come una mistura ben calibrata di rum e cola: andare a trovare dei vecchi amici di Paul, degli Harlistas. All’Avana. Giracchiare un po’. Un po’ di chiave inglese, se serve. Aspettare quel che porta il giorno. Con noi: la nostra Knucklehead del ’47 con doppio carburatore e la Panhead del ’48.
Miglie spensierate verso il raduno annuale degli Harlistas. Dentro la regione del tabacco, fino a che la strada non termina sulla spiaggia da sogno. Solchiamo il Malecon con il sole del tramonto, poi diamo il benvenuto alla notte nel bar Floridita, culla del Daiquiri e il porto più amato da Hemingway.
La strada nella quale sta il garage di Sergio diventa casa nostra. Caffè. Chiacchierate. Birra. La nostra Knuckle fa la schizzinosa e pone enigmi. Ma è davvero importante che delle moto siano impeccabili? Forse i giorni lì da Sergio rappresentano la vita migliore? A questo, un Cuba Libre. Anche senza Cola. Basta qualche goccia di limone ¡Vamonos!
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Ristampa The Enthusiast
Ristampa The Enthusiast
Nel 1916 Harley Davidson iniziava a pubblicare una rivista propria – “The Enthusiast” – volta a comunicare le ultime sue conquiste alla clientela. Una volta l’anno, quasi sempre in estate inoltrata, usciva un’edizione speciale che presentava i modelli dell’anno venturo. Le ristampe di qualità qui proposte sono dei duplicati di quelle edizioni speciali dove ogni modello nuovo viene descritto fin nel dettaglio. Si tratta quindi di una preziosa fonte di informazioni per coloro che stanno restaurando o sono proprietari di una di queste moto. Inoltre sono anche delle riviste affascinanti come testimoni d’epoca, con le lettere dei lettori, racconti di viaggi, reportage dalle corse motociclistiche ecc.
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Memorabilia e oggetti da collezione

Memorabilia e oggetti da collezione relativi al nostro marchio motociclistico preferito: ristampe dei primi manuali per motociclisti, vecchi cataloghi di accessori e, soprattutto, numeri di Enthusiast, la rivista per i motociclisti Harley direttamente dalla fabbrica, in cui venivano presentati i nuovi anni-modello. Inoltre, i resoconti riccamente illustrati dei viaggi della Wrecking Crew all'altro capo del continente americano.

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