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Giorno 21, domenica, 21 gennaio

Giorno 21, domenica, 21 gennaio

Un nuovo giorno, di nuovo colazione – e siamo ancora incollati al bancone senza aver visto il letto. Ma ora basta. C’è la natura del Costa Rica che vuol essere vista. Dopo un viaggio fuoristrada in direzione costa caraibica che sembra non finire mai, la strada porta dritta – nel Río Toro Amarillo. Ma prima di arrivare lì, c’è la casa con bar integrato del Sr. Juan Arrieta Chares, conosciuta come El Rancho Juanzón. Qui ogni uomo viene spinto al massimo da vari passatempi. Molto amata è la caccia alle rane velenose – ma che farci con uno degli animali più velenosi del Centro America se si è privi di cerbottana?

Meglio allora, nel mentre si apre il cavalletto laterale, catturare un Bothrops Schlegeli – un crotalo del quale il signor Brehm nella sua Vita degli Animali scrive le seguenti fiorite parole:

“La sua testa vista da sopra è decisamente triangolare e lascia vedere la formazione particolarmente robusta delle ghiandole velenifere e della corrispondente muscolatura. Dato che il veleno ha un effetto straordinariamente potente, un uomo può morirne già dopo pochi attimi, nel caso gli sia stato iniettato tutto. Come conseguenza immediata del morso, la pelle e la carne si colorano presto e con evidenza di nero, dato che il sangue fuoriesce dalle arterie. Poi la colorazione si diffonde per tutto il corpo, per cui addirittura gli occhi si iniettano di sangue…”

Sarebbe stato il caso che il signor Schmidt avesse letto prima quanto sopra, perché tutto baldanzoso ha agguantato lo strisciante per la collottola e solo gli strilli a tutto volume di Juan gli fanno balenare che quella creatura forse non è amante degli scherzi.

Bothrops Schlegeli si congeda un po’ scocciato, strisciando sopra scarico e cilindri. Ora si può preparare il giaciglio per la notte. S’inchiodano le amache nella dimora di Juan, poi si introduce della carne e infine si condivide una tazza di Centenario con il nostro ospite e famiglia. E nasce lì il progetto di variare la dieta a base di porco e pollastri. L’esperienza specifica di Wolfgang circa il Venezuela suggerisce che una bistecca di alligatore è proprio quel che ci vuole. Con una canna di bambù e un cavo d’acciaio inox preso dalla cassetta degli attrezzi si fabbrica un’asta di cattura heavy-duty, poi s’agguanta un machete e via verso la pozzanghera più vicina. Allegria generale. Da quando gli alligatori vivono nelle pozzanghere? La Maglite però scova la verità nel buio circostante: nell’acqua brillano degli occhi rossi. Uomini, amici, compañeros – qui ce ne sono per davvero!

L’assassino delle paludi, il mostro assetato di sangue della foresta vergine, il terrore che viene dalla melma – noi l’acchiapperemo. Solo che la preda, con tutto il rispetto per il mondo animale tropicale, non è che un tappo di alligatore. Non arriva a manco un metro, e dato che si può mangiare solo la coda, “El Al” può tornare a sguazzare e crescere – la prossima volta però gli tocca di sicuro. Quindi ritorno al Rancho, dove la carenza proteica viene bilanciata da un’altra tazza di Centenario.